Il Paradiso Terrestre. Un modello in scala ridotta per dare “avvio” all’umanità

pubblicato il 26 agosto 2015

Il calco replica una delle formelle eseguite da Andrea Pisano tra il 1343 e il 1350 per il Campanile di Santa Maria del Fiore. Fonte: creazione di Adamo e paradiso terrestre calco di formella, 1925 – a (beniculturali.it)

Premessa
Nonostante l’apparente ‘assenza’ di una specie di transizione esistono prove di esseri primitivi che si classificano come steps di avvicinamento graduale agli uomini di oggi, e altrettante prove delle mutazioni di razza, cioè delle mutazioni genetiche all’interno di una stessa specie che man mano si modifica (e quindi si evolve) per meglio adattarsi a nuove condizioni climatiche, ambientali, geografiche e via dicendo. Ma come si inserisce il Paradiso Terrestre in tutto questo? I primati sono realmente i soli progenitori della specie umana? E il problema del junk DNA cosa ci suggerisce? E’ plausibile che sia avvenuta una sorta di inseminazione, vista l’unicità di una parte del nostro DNA rispetto alle altre specie del pianeta che, invece, hanno seguito un corso differente? E se è avvenuta, quando e dove? Dal momento che la scienza non riesce a fornire risposte precise in merito, sembra logico ricercarle sondando altre branche di studio altrettanto fondamentali per la comprensione dell’evoluzione umana: nel presente articolo, sono presi in esame gli indizi che conducono nella definizione concreta di quel luogo in cui si dice che l’uomo fu creato, unendo la teoria creazionista a quella evoluzionista all’interno del, meglio noto, Paradiso Terrestre.

Così viene condiviso o immaginato, a grandi linee:

Oi! paradis, tant bel maner!
Vergier de gloire, tant vus fet bel veer!

(un trovero del XII secolo)

Eden digne pingere vanum est conari,
Stillas paucas extraho de tam magno mar.

(un poeta latino anteriore)

Tali idilliache definizioni lo rimandano ad una vita meravigliosa priva di ogni sofferenza propria del pensiero collettivo, ma sono presenti prove di quanta differenza esiste tra questa interpretazione e quello che si considera, più ragionevolmente, il Paradiso Terrestre, luogo ben definito e voluto da un gruppo di creatori considerati in quanto ideatori di un progetto a schema evolutivo. Da questo concetto prende spunto il titolo dell’articolo e, pertanto, vediamo di correggere ed ampliare l’idea che si è evoluta erroneamente, nel corso del tempo. Altra postilla, è che il “Paradiso Terrestre” non va mai confuso con l’Alto dei Cieli (non è scontato che tutti lo sappiano) in quanto due cose profondamente distinte; va precisato perché spesso, definizioni sorte in seguito sono applicate per significarli allo stesso modo, alimentando ulteriore confusione.

Tornando ai versi sopra esposti, è ormai notissimo il mito di uno stato di felicità e d’innocenza di cui gli uomini avrebbero goduto all’inizio dei tempi e, dal quale, sarebbero poi decaduti, immaginazione che porge argomento ad uno degli antichi racconti tradizionali che vennero a raccordarsi e collegarsi nella Bibbia comprensiva dell’intervento post masoretico, come luogo d’origine di tutta la rimanente storia che ad essa consegue. Lo studio, che ha come obiettivo quello di porsi come versione pratica, essenziale, ricavata dall’approccio letterale (Peshat) dell’Antico Testamento pre masoretico si illustrerà dell’Eden, in quanto luogo ben definito sulla terra ove si stanziarono gli Elohim; dopo di che, si continuerà col definire il Paradiso Terrestre, in quanto giardino/laboratorio di osservazione e studio della “nuova” umanità. Di questo luogo, che servì per “avviare” la specie umana che, lentamente, progredì dall’Homo, da quadrupede a bipede a quello di Neanderthal, verranno fornite le tracce geografiche e le corrispondenze archeologiche attraverso i progressi rinvenuti intorno a quei territori specialmente nel Neolitico, periodo in cui risalgono, a seguito di un improvviso cambiamento climatico proprio in quelle aree del mondo, mutazioni sostanziali relativi allo stanziamento sedentario dal precedente nomadismo, allo sviluppo della coltivazione nella cosiddetta domesticazione di cereali e leguminose (attraverso l’affermarsi di tecniche che denotano una conoscenza più evoluta) e di un’altra profonda mutazione nel carattere di questi primitivi, relativo all’addomesticamento degli animali e all’allevamento. Si registrano profondi cambiamenti anche nella costruzione degli strumenti e degli stanziamenti di cui si servivano. Senza dilungarsi, pertanto, eccessivamente circa l’idea collettiva di luogo meraviglioso da cui i primi uomini vennero cacciati una volta commesso il Peccato Originale anche se è proprio nella radice ebraica [adhan] che ha luogo il fraintendimento o il travisamento dello star bene in un luogo meraviglioso e paradisiaco, per una buona ricostruzione di un quadro generale circa la situazione, sarà necessario considerare adoperare la comprensione letterale della Genesi secondo il pensiero giudaico, dove si dice che i primi rabbini fornirono una “cronaca” degli eventi priva di dietrologie o formulazioni archetipiche della creazione e della successiva collocazione di Adamo nel gan-eden. Come già si sa, il tutto fu rimaneggiato per via di incongruenze con obiettivi “altri” favoriti dalle grandi religioni monoteiste, soprattutto sul concetto di Dio come unico e solo.

L’articolo non vuole fare parte di quella serie di versioni interpretative del Paradiso Terrestre, basate sul pensiero teologico evolutosi più e più volte secondo le religioni da oltre due millenni ma, piuttosto, si impegna ad analizzare e a sondare tra preistoria, evoluzione, e, ovvero, operando nell’interesse di comprendere la natura di chi abbia effettivamente agito nella creazione dell’umanità, a quale umanità ci si riferisce, in quali circostanze e perché. Un dato che non si può nascondere, è ben presente nella scoperta del “junk” DNA, così erroneamente definito, capace di reagire alle mutazioni genetiche molto velocemente. Di ciò sono prova, ad esempio, la comparsa “improvvisa” del pollice opponibile e la camminata bipede. Si cercherà inoltre di identificare l’ubicazione dell’Eden secondo le scritture bibliche e di comprendere in questa area il “giardino” dove Adamo fu collocato, come protagonista di un vero e proprio modellino in scala ridotta a scopo di “avviamento” di una versione migliorata dell’Homo sapiens.

Ma sarà interessante anche soffermarsi a riflettere circa la dinamica del Peccato Originale o, meglio, sul momento in cui ciò avvenne, non tanto come qualcosa di improvviso ma come test di valutazione volto, probabilmente, a definire le capacità intellettive ed altre caratteristiche sviluppatesi nella coppia Adamo/Eva osservando un certo iter. Sarà così messa in discussione il ruolo del “Serpente Tentatore”; nemico o alleato del Creatore? Si offriranno, in definitiva, le basi di partenza atte a superare quel fraintendimento che ha originato l’idea di benevolenza di un solo Dio misericordioso nei confronti dei suoi figli, creati ad immagine e somiglianza e puniti perché disobbedienti attraverso la cacciata dal Paradiso Terrestre e la condanna eterna alla mortalità, al vivere tra fatiche e dolori per tutto il resto dell’esistenza terrena.

La parte più antica della Bibbia, non è un libro sacro come intendono i religiosi ma, in sostanza. un libro di storia che narra le origini dell’umanità e la successiva vicenda di un popolo che ha stabilito un rapporto/alleanza con uno degli Elohimconosciuto col nome di Yahweh. Questa analisi procederà secondo una ricerca toponomastica e filologica vicina al pensiero giudaico, secondo cui i rabbini dell’epoca pensavano e si esprimevano in modo estremamente concreto; la Torah non è una “metafora” che va interpretata secondo i pensieri che le religioni vorrebbero dicesse, ma compresa per quello che esprime senza voli pindarici che rimandino a questa o quell’altra possibile, piuttosto che improbabile, o ancora interpretabile verità dei fatti. Per ottenere un quadro concreto o per lo meno più corrispondente e vicino al reale, è necessario inoltre ricercare tra le ricorrenze testuali di più fonti.

La “creazione dal nulla” non è un fatto miracoloso o di benevolenza e amore avvenuto per grazia ricevuta da un Dio misericordioso; altro non è che uno dei tanti interventi tecnici e assolutamente materiali che si possono definire come veri e propri tentativi compiuti dagli Elohim nello studio del progetto-uomo, ideato a schema evolutivo. Nell’Antico Testamento, senza alcuna dietrologia interpretativa ma, come accennato, secondo la fonte originaria dell’ebraico antecedente l’intervento di vocalizzazione dei masoreti, quando si dice che l’Elohim ha compiuto una certa azione, s’intende affermare che a compierla è stato quello degli Elohim che era conosciuto dagli Ebrei con il nome di Yahweh. Pertanto bisogna precisare come si sia trasformata la figura di Dio nell’immaginario umano e come i teologi abbiano altrettanto agito su un libro di cronache per un discorso di spiritualità “modernamente inteso”, sin dal primo versetto della Genesi. La parte più antica della Bibbia illustra le origini dell’umanità e la successiva vicenda di un popolo che ha stabilito un rapporto con Yahweh. Quindi gli Elohim biblici non sono un “Dio” unico, ma una pluralità di individui chiaramente rappresentati nell’Antico Testamento. La Bibbia ci narra di una molteplicità di individui, distinti dagli Adam, conosciuti con vari nomi e raggruppati in gerarchie. A seconda dei ruoli ricoperti e della tipologia fisica sono definiti diversamente: ElohimNephilim (noti anche come RefaimAnaqim, EmimZamzummim), MalakimShedimBaalBaal-ZafonBaal-ZebubMilkom, Melkart, NibazTartanAdrammelecAnammelec, che ritornano anche in altre culture con altrettanti rispettivi nomi: ANUNNAKI, IGIGIIGIGUDINGIRIRSIRRAILUILANU presso Sumeri e Accadi; NeteruShamshu-Hor per gli Egizi; ViracochasQuetzalcoatl, per le culture meso- e sud-americane; Túatha Dé Danann e Asi per certa parte del Nord Europa e della tradizione germanica. La Bibbia racconta anche di come i Nephilim fossero ostili a Yahweh e al suo popolo e che gli angeli erano in carne ed ossa, pericolosi da incontrare ma con tutte le necessità della vita terrena (nutrirsi, abbeverarsi, lavarsi, vestirsi e così via), con funzione di portaordini e vigilanti. La Bibbia dice molto altro, ma cosa dice a proposito del Paradiso Terrestre?

Il Paradiso Terrestre era, in realtà, un territorio vero e proprio completo di tutto il necessario e ben distinto dal Paradiso inteso come l’ Alto dei Cieli, in cui gli Elohim si adoperavano nella definizione dell’uomo-tipo, l’ Adam; questo posto, potrebbe anche essere visto come un laboratorio , completo di modellino in scala ridotta (il giardino) per la messa a punto circa la “realizzazione” del soggetto ideale da liberare sul pianeta al raggiungimento del tipo ottenuto secondo criteri che vedevano la fusione di componenti genetici, in un unico individuo, di un mix possibile tra gli Homo e più specie superiori, anche molto differenti tra loro; lo scopo di questo progetto doveva servire ad osservarne l’evoluzione , una volta “abbandonato formalmente” al suo decorso. La realtà dei fatti in relazione all’idea mitologica e tradizionalmente diffusa del Paradiso Terrestre, pertanto, delude profondamente le aspettative umane in quanto luogo colmo di abbondanza e benevolenza, in cui i primi uomini furono privilegiati sotto l’ala protettiva di un Dio pieno di amore per loro. Seguendo le traduzioni del Prof. Biglino, la definizione tradizionale di Paradiso Terrestre non dà per niente conto della sua reale natura e deriva da una successione di termini e di significati che sono così riassunti:

• KHARSHAG o EDIN/E.DIN (sumeroaccadico): luogo protetto posto in alto o casa dei signori, casa dei giusti.
• [beeden gan] (ebraico): giardino recintato e protetto posto in [eden]. Il termine [gan] deriva dalla radice [ganan] che significa appunto «recintare». Il vocabolo [eden] rimanda alla radice [adhan] che porta con sé il concetto della gioia di una vita felice: la vita che la coppia conduceva in compagnia degli Elohim.
• Pairidaeza (iranico): il termine avestico della religione zoroastriana (la cui origine è localizzabile proprio nel territorio dell’[eden]) significa luogo recintato.
• Paradeisos, paradeisos (greco): termine usato dallo storico ateniese Senofonte (425-355 a.C. circa) per definire i giardini recintati e protetti dei governanti persiani.
• Paradisum (latino): da cui deriva l’italiano paradiso.
Da qui il concetto un luogo chiuso, separato dal resto del mondo, controllato e delimitato.


Adamo ed Eva
Di Adamo esistono molte versioni, della sua altezza, della sua forma, di come venne costituito, di come fu creata Eva, se Adamo fosse inizialmente androgino o formato dai due sessi congiuntamente separati, in seguito, formando il maschio e la femmina o, ancora, che Eva nacque a volte dalla costola di Adamo, a volte da una coda pre esistente che, per bellezza, gli fu levata e così via. Questo potrebbe anche voler testimoniare diversi tentativi di intervento sul “junk” DNA (lo definisco scherzosamente) prima di stabilire l’aspetto definitivo dell’uomo. Inoltre, pare che questo non fosse il primo intervento sull’umanità, che ve ne furono di precedenti ma che, riguardo la nostra evoluzione, la storica coppia colmerebbe quel famoso dilemma formalmente newtoniano dell’anello mancante di cui tanto la scienza è andata interrogandosi senza fornire risposta. Appare evidente che si tratti di una “fanfaluca” che da sola non sta più in piedi, considerato che ormai siamo giunti agli albori della meccanica quantistica e che gli orizzonti si sono aperti alle esplorazioni dello spazio profondo, non tanto per compiere delle gite fuori porta ma per la ricerca di altre forme di vita.
Quindi, di cosa discutiamo? Del fatto che il Paradiso Terrestre non fosse un luogo archetipico e immaginario, ideale e contemplato nella fantasia condivisa attraverso le profonde pieghe della psiche umana di tutto il mondo, bensì una vera e propria base terrestre con tanto di laboratorio in cui effettuare tentativi volti a delineare una razza umana da dirigere in termini evolutivi e, in seguito, formare prima di essere liberata al proprio decorso sul pianeta, secondo il rispetto del proprio decorso evolutivo una volta inoculato tutto ciò che fu contemplato, limitandosi a gestirla e monitorarla attraverso il ciclo di vita.

Il Peccato Originale
« Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. » (Genesi 2,9)
« E Dio impose all’uomo anche questo comando: «Di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai certamente dovrai morire». » (Genesi 2,16)

Perchè un Dio che da libero arbitrio alla sua unica coppia di figli in quanto a vita e totalità sul territorio paradisiaco, debba metterci un albero come puntello, invogliando subdolamente i due malcapitati a commettere l’errore, il Peccato Originale?
E perchè poi sull’albero c’è il Serpente Tentatore, il più astuto di tutti gli animali del creato, che induce Eva a pensare che non sarebbe accaduto nulla di ciò che gli era stato preannunciato? Voi creereste un figlio tenendo alla sua vita, lasciando sul tavolo della cucina uno specchio con tre strisce di cocaina e, facendogli notare l’esistenza di quello specchio, gli direste ” gira per tutta la casa, fai ciò che vuoi e ti piace ma ricordati di non toccare quell’oggetto” ?


Il Peccato Originale potrebbe rientrare, pertanto, nell’ottica di un “test” la cui risposta non avrebbe (o avrebbe?) variato le sorti a schema evolutivo della specie; servì, probabilmente, per misurare la modalità in cui si muove l’uomo quando crede di agire inosservato e, quindi, a definire anche il tipo di elemento ottenuto. Dalla risposta rilevata, presumibilmente, si poté escluderlo da una certa categoria e collocarlo in un determinato percorsoin quanto essere difettoso, che prevede il suo contenimento attraverso il ciclo di vita e la gestione dei componenti che lo costituiscono, pertanto la mortalità individuale e il recupero di parti che non muoiono e che devono, tuttavia, essere rigenerate prima del loro riutilizzo in altri cicli; comunque, questo progetto non tende a risvolti illuminanti nello schema delle cose avendo constatato nei millenni che oltre questi balzi tutto il resto è andato avanti con difficoltà e lentezza risultando, sostanzialmente, più un peso che altro. Balza chiaro che di tutt’altro si parli, tranne che di amore e benevolenza; la sola cosa che si potrebbe considerare è, al limite, l’indice di interesse e di gradimento del progetto da parte di Yahweh e dei creatori, che sicuramente osservano l’evolversi della situazione senza intervenire, come è giusto ai fini del detto studio. Tuttavia, questo interesse (sperando che ci sia) potrebbe essere volto al voler constatare il risultato raggiungibile dal mix, consapevolmente difettoso o in contrasto tra i vari componenti, delle caratteristiche di queste super razze contenute all’interno di un essere semplice, per comprendere come opera e si muove all’interno di un piccolo pianeta quale è la Terra, altro “laboratorio” più esteso ma limitato ai precisi confini spazio-temporali. Per mera curiosità che gli esseri umani dovrebbero considerare davvero come grazia ricevuta da Dio!

In “soldoni e a grandi spanne” vorrei illustrare in maniera basilare l’errore primordiale che, appositamente, è stato voluto dai creatori allo scopo di testare il livello di intelligenza prima che l’uomo-tipo coltivasse e altre esperienze e, pertanto, ad uno stato neutro di elaborazione delle sue capacità:
Trappola (il Paradiso Terrestre)Topo (Adamo ed Eva, la coppia)Formaggio (il Proibito, l’albero della conoscenza del bene e del male)Morte (quindi ‘vivere da mortale’, la punizione ultima).

La morte non è una punizione, ma una modalità di gestione di un essere da contenere e monitorare, “guadagnata” non appena questi dimostrò di essere di tipo “X” piuttosto che di tipo “y”. In pratica, la razza che ha dato il “la” a quello che l’uomo è oggi, è un progetto che fu creato in un luogo definito e concreto, definito come lo si intende comunemente, col termine di Paradiso Terrestre; come tutti i progetti a schema evolutivo, è stato avviato e poi, abbandonato a sé stesso per studiarne gli sviluppi. Senza considerare il fatto che, per tutti i progetti esiste, come in tutte le cose, un indice di interesse e gradimento; quando uno di questi fattori decadrà, il progetto diverrà superfluo e lo stesso spazio da lui potrà essere recuperato per uno nuovo. E’ già avvenuto con altre forme di vita , con tentativi di cui qualcosa, ancora, si riesce a ricostruire, perché dovremmo pensare che non capiti proprio a questo uomo visto e considerato che il pianeta sta dando segnali di concreta sofferenza? Figuriamoci se i creatori di un progetto che ritengono che ciò non serve più agli occhi del grande disegno e del Tutto possano provare un sentimento diverso da quello che si prova quando bisogna cancellare un software. Se Adamo risultò così imperfetto, perché creato imperfetto, partendo anche solo dal fatto che un individuo necessita del suo complementare per procreare figli che, poi, sarebbero stati tutti costretti alla morte e alla sofferenza qualcosa, evidentemente, non torna o, meglio, non ci siamo.

Altro punto che sconvolge completamente la visione delle cose è che la figura del “Serpente” non viene a caratterizzarsi, pertanto, come nemico di Dio essendo da lui creato ma, piuttosto, alleato, utile elemento collaboratore nel progetto con uno scopo predefinito. E’ vero che le scritture riferiscono un momento di ira in cui Yahweh dice al serpente che è un tentatore e che sarà per questo costretto a strisciare per l’eternità e sarà nemico della donna, e che la prole della donna e la prole del serpente a loro volta saranno nemici, ma ciò sembra ‘inscenato’ davanti agli occhi della, terrorizzata, coppia di uomini; altrimenti, come avrebbero giustificato la questione ai due, dovendoli liberare alla loro vita?


Ubicazione

Fonte: Tabriz Area – The Secret Garden of Eden – NAVJOT SINGH – MARKETER, WRITER & EDITOR 雷辛格 – 作者, 市场 (navjot-singh.com)


Secondo lo studioso David Rohl, le sorgenti si trovano nella grande area montuosa posta immediatamente a ovest del mar Caspio, nei pressi dei laghi Urmia e Van (Armenia-Kurdistan). La localizzazione ipotizzata tra le migliori è Tabriz (Iran): la valle dell’Adji Chay, in persiano Meidan, significa «luogo recintato da mura». Le terre di Kush e havilah, citate dalla Bibbia come bagnate dal Gihon e dal Pison, corrispondono all’attuale Azerbaijan e sui vicini monti dell’Iran settentrionale, nella provincia di Anguran. A nord della città di Tabriz si erge una catena montuosa il cui nome iranico è Kusheh Dag, ossia proprio «montagna di Kush». Havilah viene descritta in Genesi come ricca di oro e Rohl evidenzia che tutta quella regione presenta notevoli ricchezze minerarie: esisteva una miniera d’oro di epoca sassanide (III-VII sec. d.C.) nei pressi del villaggio di Zarshuyan e, anche ad Ardabil si è estratto oro; pertanto, questi sono i territori citati dalla Bibbia. Il fiume che attraversa l’[eden] si interra nei presso il lago Urmia e risfocia formando le sorgenti dei quattro fiumi, due nel mar Caspio (Gihon e Pison) e due nel Golfo Persico (Tigri ed Eufrate).

Dall’[eden] Caino viene esiliato nella terra di Nod (Gen 4,13 e segg.), i cui antichi toponimi si trovano proprio a oriente del territorio identificato come probabile sede dell’[eden] biblico. Ci sono molti centri abitati che ancora oggi si chiamano Noqdi o Noadi che significano rispettivamente «appartenente a Noqd e a Noad». I cherubini posti a guardia del giardino con le fiamme celesti, sono in qualche modo richiamati nella località di Keruhabad, la «residenza dei kheru», che si trova anch’essa a oriente della medesima zona. Dal momento che il termine “kheru” identificava una tribù molto bellicosa, anche secondo quanto si ricava da questo toponimo, i cherubini sarebbero stati una sorta di guardiani del territorio residenti a est dell’[eden].

Come si vede, tutta la successione dei termini utilizzati nelle varie culture rimanda sempre e comunque all’idea di un luogo chiuso, confinato tra corsi d’acqua, difeso e invalicabile, protetto da intrusioni esterne. Secondo la la parashah di Bereshit (בראשית in ebraico), vediamo dove è possibile individuare il Giardino dell’Eden:

8 Il Signore Iddio piantò un giardino in Eden, all’Oriente, e vi collocò l’uomo ch’egli avea formato.
9 Il Signore Iddio fece spuntare dal terreno ogni albero amabile a vedersi, e buono a mangiarsi. Eravi pure in mezzo al giardino l’albero della vita, e l’albero del discernere il bene ed il male.
10 Un fiume usciva di Eden, ad adacquare il giardino; e di là dividevasi, e formava quattro capi.
11 Il nome dell’uno è Pisciòn; è quello che gira per tutto il paese di Hhavilà, dove è l’oro.
12 L’oro di quel paese è ottimo. Ivi è pure la perla, e la pietra onice.
13 Il nome del secondo fiume è Ghihhòn: è quello che gira per tutt’il paese di Cush.
14 Il nome del terzo fiume è Hhiddèkel [Tigri]: è quello che scorre all’oriente dell’Assiria. Il quarto fiume poi è l’Eufrate.

Con ogni probabilità l’espressione ebraica richiama nel suo complesso l’idea di un luogo in cui la coppia Adamo ed Eva (c’è chi ipotizza gruppi di maschio/femmina) viveva a contatto con gli Elohim che provvedevano a nutrirli e curarli; i due erano dunque liberi dalle ristrettezze proprie della vita normale condotta da chi abitava appunto fuori da quel giardino.

Adamo ed Eva furono dunque introdotti in quel luogo speciale (Gen 2,15):

«Poi Yahweh prese l’adam e lo pose in gan-eden…»

Nel Giardino dell’Eden, Adamo venne dapprima collocato, fu creata Eva ovvero un individuo B complementare , stabilito che questa specie dovesse funzionare attraverso una differenziazione di sesso che li rendesse necessari l’uno all’altra per la procreazione e, dopo di che, venne studiato il loro comportamento sociale, vennero formati ed istruiti con le basi necessarie al raggiungimento del livello idoneo atto alla sopravvivenza secondo l’utilizzo delle facoltà introdotte e, inoltre, completata in loro la capacità di applicare un criterio di distinzione di ciò che fosse “bene” da ciò che fosse “male” secondo il libero arbitrio, meglio definito come la capacità di elaborare e amministrare bianco o nero secondo una propria intelligenza.



Creazione ed Evoluzione, l’una non esclude l’altra
Nonostante il costante tentativo di far passare questo o quel resto di scheletro preistorico per il rassicurante anello di congiunzione fra la scimmia e l’uomo, non esiste a tutt’oggi alcuna concreta testimonianza fossile che avvalori il passaggio dai primati all’Homo Erectus e ancor più all’Homo di Neanderthal, cioè dal progenitore primate a quell’ominide bipede che usa esclusivamente la postura eretta, usa il fuoco, si ripara nelle grotte e ha comportamenti sociali via via più complessi. L’Homo di Neanderthal è resistente al rigido clima delle glaciazioni, esteticamente le differenze con i precedenti ominidi sono nette: pelle bianca, capelli probabilmente rossi secondo le ultime ricostruzioni, volto umano simile al nostro. E’ inoltre il primo ad avere un concetto assimilabile “all’aldilà” e a lui si fanno risalire i primi rudimentali strumenti musicali e alcuni utensili in pietra.

Tracce concrete di ciò si troverebbero nei reperti archeologici e nei cambiamenti delle abitudini degli uomini primitivi, dal Paleolitico al Neolitico, passando dal nomadismo allo stanziamento fisso, dalla raccolta alla coltivazione intelligente, alle modalità adoperate per la caccia, all’allevamento di animali e al loro addestramento. Il modo in cui venivano lavorati gli strumenti di cui si servirono fu trasmesso, anche in modo indiretto ma pur sempre efficace, a riprova di interventi, scaglionati nel tempo sulla sua evoluzione. Bagliori di evoluzione affiorano, prima che altrove, attorno al territorio edenico; intorno alla metà dell’VIII millennio a. C., risale la “domesticazione di cereali (soprattutto il Triticum Dicoccum) e di leguminose, in una vasta area compresa tra l’Anatolia orientale (dove si trova anche l’imponente Göbekli Tepe), l’Iraq settentrionale, la Palestina e l’Iran occidentale. Nel Neolitico cambiano inoltre i rapporti sociali oltre che il passaggio dal nomadismo alla sedentarietà. Si sviluppano recinzioni, concetto non da poco conto. Per quanto riguarda i primi animali domestici, la pecora sembra attestata già nel 9000 a. C., il maiale agli inizi del VII millennio, il bue sembra invece presente alla metà del VII millennio, in Tessaglia. Quindi gli interventi relativi a queste forme di sviluppo furono inoculate o trasmesse, presumibilmente, in un arco temporale adiacente ai risalimenti elencati.
Tra il VII e il VI millennio le stesse innovazioni compaiono nell’Africa settentrionale e iniziano a diffondersi nel continente europeo. Nell’Asia sudorientale, la coltivazione del riso compare, in un’areale compreso tra la Cina e la Thailandia, nel IV millennio a. C.; scavi condotti nella seconda metà del sec. XX hanno inoltre permesso di datare la comparsa del maiale domestico e le prime opere di irrigazione in Nuova Guinea allo stesso periodo. Nel Nuovo Mondo il passaggio a un’economia di produzione sembra compiersi, in alcune aree del Messico e del Perú, tra il VII e il IV millennio a. C. . La presenza di evoluzione in zone differenti del pianeta è data, inoltre, da una corrispondenza particolare presente nelle scritture e in altre testimonianze archeologiche pervenute, di uomini che si spostano su macchine volanti dei quali non si riesce mai a fornire una spiegazione sufficientemente valida. Ma ritenendo che, a quei tempi, la specie umana venisse gestita/monitorata in aree diverse del pianeta, vi erano “uomini “ molto simili ai Sapiens Sapiens che, per praticità, si servivano di questi mezzi per dati motivi.

Un indizio che ricollega la vicinanza del sito del Paradiso Terrestre all’ evoluzione, sono le prime attestazioni di culture neolitiche presente nel Medio Oriente, con il Neolitico preceramico di Gerico, intorno alla metà del X millennio a.C. (circa 9500 a.C.), derivato dalla mesolitica cultura natufiana che, nelle stesse regioni, aveva ampiamente utilizzato i cereali selvatici a partire dalla metà del XIII millennio a.C. (12500 a.C. circa), sviluppando uno stile di vita sedentario. All’inizio dell’XI millennio a.C., il progressivo utilizzo di vere e proprie pratiche agricole è stato collegato ad un “improvviso” brusco raffreddamento climatico (Younger Dryas) che si ebbe nel periodo tra il 10.800 e il 9.500 a.C. e che sembra aver determinato una diminuzione delle precipitazioni nell’area (casualità?). Nella seconda metà del X millennio a.C. le popolazioni che praticavano l’agricoltura si diffusero in Asia Minore, in Africa settentrionale e nel nord della Mesopotamia. In questo periodo venivano coltivate poche piante, sia varietà selvatiche che domesticate (piccolo farro, miglio, spelta) e si allevavano cani, pecore e capre. Entro la fine del IX millennio a.C. si diffusero anche i buoi e i maiali, gli insediamenti stabili o stagionali e l’utilizzo della ceramica.



Göbekli Tepe. Breve accenno
Credo che il territorio dell’Anatolia (in turco Anadolu, derivante dal greco: ἀνατολή: sorgere del sole), soprattutto nel periodo Neolitico, fosse stato un sito molto importante per il monitoraggio delle forme di organizzazione sociale dei primi umani. Insediamenti neolitici si trovano a Çatal Hüyük, Cayönü, Nevalı Çori, Hacilar, Göbekli Tepe e Mersin. Lo stesso insediamento di Troia risale al Neolitico, e continua fino all’età del ferro.

Agli scavi di Göbekli Tepe, iniziati nel 1995 e condotti da Klaus Schmidt, sono stati fatti test al radiocarbonio e si è rilevato che la struttura risale ad almeno 11600 anni fa, antecedente cioè alle zigurrat Babilonesi e alle Piramidi. Oltre alle strutture megalitiche, sono state scoperte figure e sculture, alcune raffiguranti animali di pre natura storica come i dinosauri e altri animali selvatici. Gli enormi monoliti svettanti del peso di 25 tonnellate a forma di “T”, alti 7 mt (anche se vi è prova di uno alto 9mt ), paiono indicare il cuore di ciò che si percepisce come l’origine della civiltà. Probabilmente, questo sito , strutturato a cerchi concentrici, l’uno dentro l’altro (che vanno dai 7 ai 30 mt di diametro), svolgeva una funzione nevralgica dei nuovi uomini, i quali vi si recavano in pellegrinaggio. Un imponente luogo formale, visibile da molto lontano, dove si potrebbero congetturare “incontri” ed “interazioni” con i rappresentanti dei loro creatori o con gli addetti alla loro “istruzione” ; all’interno di questa imponente maestosità, probabilmente, si svilupparono le prime forme di venerazione di coloro che, in seguito, elaborarono essere loro dei. E’ chiaro che la sua struttura non potesse essere opera umana, intendendo con questa accezione coloro che, ai tempi, apprendevano come gestire il bestiame, addestrare animali domestici o a coltivare; ritengo pertanto opportuno esortare ad abbracciare il pensiero che teoria evoluzionista e creazionista siano sempre andate di pari passo.


Conclusione
Potrebbe essere utile impegnarsi nella restituzione della verità all’umanità odierna, partendo dalle riconsiderazioni circa gli albori; sarebbe sia rischioso che utile, sotto molti aspetti. Costituirebbe, inoltre, un gesto di profonda intelligenza riportare il Paradiso Terrestre alla sua luce originaria, per meno pittoresca che sia; collocando, ad esempio, gli interventi post masoretici a “forme” che alimentano l’interpretabilità dei fatti e che, di conseguenza, si discostano dal giusto, a partire dalla figura di Dio e, di conseguenza, alla comprensione del Tutto; così la scienza smetterebbe di ricercarlo attraverso equazioni inadatte a questo scopo.

Dott.ssa Debora Avola per Igno-rando

Il Paradiso Terrestre. Un modello in scala ridotta per dare “avvio” all’umanità

Premessa
Nonostante l’apparente ‘assenza’ di una specie di transizione esistono prove di esseri primitivi che si classificano come steps di avvicinamento graduale agli uomini di oggi, e altrettante prove delle mutazioni di razza, cioè delle mutazioni genetiche all’interno di una stessa specie che man mano si modifica (e quindi si evolve) per meglio adattarsi a nuove condizioni climatiche, ambientali, geografiche e via dicendo. Ma come si inserisce il Paradiso Terrestre in tutto questo? I primati sono realmente i soli progenitori della specie umana? E il problema del junk DNA cosa ci suggerisce? E’ plausibile che sia avvenuta una sorta di inseminazione, vista l’unicità di una parte del nostro DNA rispetto alle altre specie del pianeta che, invece, hanno seguito un corso differente? E se è avvenuta, quando e dove? Dal momento che la scienza non riesce a fornire risposte precise in merito, sembra logico ricercarle sondando altre branche di studio altrettanto fondamentali per la comprensione dell’evoluzione umana: nel presente articolo, sono presi in esame gli indizi che conducono nella definizione concreta di quel luogo in cui si dice che l’uomo fu creato, unendo la teoria creazionista a quella evoluzionista all’interno del, meglio noto, Paradiso Terrestre.

Così viene condiviso o immaginato, a grandi linee:

Oi! paradis, tant bel maner!
Vergier de gloire, tant vus fet bel veer!

(un trovero del XII secolo)

Eden digne pingere vanum est conari,
Stillas paucas extraho de tam magno mar.

(un poeta latino anteriore)

Tali idilliache definizioni lo rimandano ad una vita meravigliosa priva di ogni sofferenza propria del pensiero collettivo, ma sono presenti prove di quanta differenza esiste tra questa interpretazione e quello che si considera, più ragionevolmente, il Paradiso Terrestre, luogo ben definito e voluto da un gruppo di creatori considerati in quanto ideatori di un progetto a schema evolutivo. Da questo concetto prende spunto il titolo dell’articolo e, pertanto, vediamo di correggere ed ampliare l’idea che si è evoluta erroneamente, nel corso del tempo. Altra postilla, è che il “Paradiso Terrestre” non va mai confuso con l’Alto dei Cieli (non è scontato che tutti lo sappiano) in quanto due cose profondamente distinte; va precisato perché spesso, definizioni sorte in seguito sono applicate per significarli allo stesso modo, alimentando ulteriore confusione.

Tornando ai versi sopra esposti, è ormai notissimo il mito di uno stato di felicità e d’innocenza di cui gli uomini avrebbero goduto all’inizio dei tempi e, dal quale, sarebbero poi decaduti, immaginazione che porge argomento ad uno degli antichi racconti tradizionali che vennero a raccordarsi e collegarsi nella Bibbia comprensiva dell’intervento post masoretico, come luogo d’origine di tutta la rimanente storia che ad essa consegue. Lo studio, che ha come obiettivo quello di porsi come versione pratica, essenziale, ricavata dall’approccio letterale (Peshat) dell’Antico Testamento pre masoretico si illustrerà dell’Eden, in quanto luogo ben definito sulla terra ove si stanziarono gli Elohim; dopo di che, si continuerà col definire il Paradiso Terrestre, in quanto giardino/laboratorio di osservazione e studio della “nuova” umanità. Di questo luogo, che servì per “avviare” la specie umana che, lentamente, progredì dall’Homo, da quadrupede a bipede a quello di Neanderthal, verranno fornite le tracce geografiche e le corrispondenze archeologiche attraverso i progressi rinvenuti intorno a quei territori specialmente nel Neolitico, periodo in cui risalgono, a seguito di un improvviso cambiamento climatico proprio in quelle aree del mondo, mutazioni sostanziali relativi allo stanziamento sedentario dal precedente nomadismo, allo sviluppo della coltivazione nella cosiddetta domesticazione di cereali e leguminose (attraverso l’affermarsi di tecniche che denotano una conoscenza più evoluta) e di un’altra profonda mutazione nel carattere di questi primitivi, relativo all’addomesticamento degli animali e all’allevamento. Si registrano profondi cambiamenti anche nella costruzione degli strumenti e degli stanziamenti di cui si servivano. Senza dilungarsi, pertanto, eccessivamente circa l’idea collettiva di luogo meraviglioso da cui i primi uomini vennero cacciati una volta commesso il Peccato Originale anche se è proprio nella radice ebraica [adhan] che ha luogo il fraintendimento o il travisamento dello star bene in un luogo meraviglioso e paradisiaco, per una buona ricostruzione di un quadro generale circa la situazione, sarà necessario considerare adoperare la comprensione letterale della Genesi secondo il pensiero giudaico, dove si dice che i primi rabbini fornirono una “cronaca” degli eventi priva di dietrologie o formulazioni archetipiche della creazione e della successiva collocazione di Adamo nel gan-eden. Come già si sa, il tutto fu rimaneggiato per via di incongruenze con obiettivi “altri” favoriti dalle grandi religioni monoteiste, soprattutto sul concetto di Dio come unico e solo.

L’articolo non vuole fare parte di quella serie di versioni interpretative del Paradiso Terrestre, basate sul pensiero teologico evolutosi più e più volte secondo le religioni da oltre due millenni ma, piuttosto, si impegna ad analizzare e a sondare tra preistoria, evoluzione, e, ovvero, operando nell’interesse di comprendere la natura di chi abbia effettivamente agito nella creazione dell’umanità, a quale umanità ci si riferisce, in quali circostanze e perché. Un dato che non si può nascondere, è ben presente nella scoperta del “junk” DNA, così erroneamente definito, capace di reagire alle mutazioni genetiche molto velocemente. Di ciò sono prova, ad esempio, la comparsa “improvvisa” del pollice opponibile e la camminata bipede. Si cercherà inoltre di identificare l’ubicazione dell’Eden secondo le scritture bibliche e di comprendere in questa area il “giardino” dove Adamo fu collocato, come protagonista di un vero e proprio modellino in scala ridotta a scopo di “avviamento” di una versione migliorata dell’Homo sapiens.

Ma sarà interessante anche soffermarsi a riflettere circa la dinamica del Peccato Originale o, meglio, sul momento in cui ciò avvenne, non tanto come qualcosa di improvviso ma come test di valutazione volto, probabilmente, a definire le capacità intellettive ed altre caratteristiche sviluppatesi nella coppia Adamo/Eva osservando un certo iter. Sarà così messa in discussione il ruolo del “Serpente Tentatore”; nemico o alleato del Creatore? Si offriranno, in definitiva, le basi di partenza atte a superare quel fraintendimento che ha originato l’idea di benevolenza di un solo Dio misericordioso nei confronti dei suoi figli, creati ad immagine e somiglianza e puniti perché disobbedienti attraverso la cacciata dal Paradiso Terrestre e la condanna eterna alla mortalità, al vivere tra fatiche e dolori per tutto il resto dell’esistenza terrena.

La parte più antica della Bibbia, non è un libro sacro come intendono i religiosi ma, in sostanza. un libro di storia che narra le origini dell’umanità e la successiva vicenda di un popolo che ha stabilito un rapporto/alleanza con uno degli Elohimconosciuto col nome di Yahweh. Questa analisi procederà secondo una ricerca toponomastica e filologica vicina al pensiero giudaico, secondo cui i rabbini dell’epoca pensavano e si esprimevano in modo estremamente concreto; la Torah non è una “metafora” che va interpretata secondo i pensieri che le religioni vorrebbero dicesse, ma compresa per quello che esprime senza voli pindarici che rimandino a questa o quell’altra possibile, piuttosto che improbabile, o ancora interpretabile verità dei fatti. Per ottenere un quadro concreto o per lo meno più corrispondente e vicino al reale, è necessario inoltre ricercare tra le ricorrenze testuali di più fonti.

La “creazione dal nulla” non è un fatto miracoloso o di benevolenza e amore avvenuto per grazia ricevuta da un Dio misericordioso; altro non è che uno dei tanti interventi tecnici e assolutamente materiali che si possono definire come veri e propri tentativi compiuti dagli Elohim nello studio del progetto-uomo, ideato a schema evolutivo. Nell’Antico Testamento, senza alcuna dietrologia interpretativa ma, come accennato, secondo la fonte originaria dell’ebraico antecedente l’intervento di vocalizzazione dei masoreti, quando si dice che l’Elohim ha compiuto una certa azione, s’intende affermare che a compierla è stato quello degli Elohim che era conosciuto dagli Ebrei con il nome di Yahweh. Pertanto bisogna precisare come si sia trasformata la figura di Dio nell’immaginario umano e come i teologi abbiano altrettanto agito su un libro di cronache per un discorso di spiritualità “modernamente inteso”, sin dal primo versetto della Genesi. La parte più antica della Bibbia illustra le origini dell’umanità e la successiva vicenda di un popolo che ha stabilito un rapporto con Yahweh. Quindi gli Elohim biblici non sono un “Dio” unico, ma una pluralità di individui chiaramente rappresentati nell’Antico Testamento. La Bibbia ci narra di una molteplicità di individui, distinti dagli Adam, conosciuti con vari nomi e raggruppati in gerarchie. A seconda dei ruoli ricoperti e della tipologia fisica sono definiti diversamente: ElohimNephilim (noti anche come RefaimAnaqim, EmimZamzummim), MalakimShedimBaalBaal-ZafonBaal-ZebubMilkom, Melkart, NibazTartanAdrammelecAnammelec, che ritornano anche in altre culture con altrettanti rispettivi nomi: ANUNNAKI, IGIGIIGIGUDINGIRIRSIRRAILUILANU presso Sumeri e Accadi; NeteruShamshu-Hor per gli Egizi; ViracochasQuetzalcoatl, per le culture meso- e sud-americane; Túatha Dé Danann e Asi per certa parte del Nord Europa e della tradizione germanica. La Bibbia racconta anche di come i Nephilim fossero ostili a Yahweh e al suo popolo e che gli angeli erano in carne ed ossa, pericolosi da incontrare ma con tutte le necessità della vita terrena (nutrirsi, abbeverarsi, lavarsi, vestirsi e così via), con funzione di portaordini e vigilanti. La Bibbia dice molto altro, ma cosa dice a proposito del Paradiso Terrestre?

Il Paradiso Terrestre era, in realtà, un territorio vero e proprio completo di tutto il necessario e ben distinto dal Paradiso inteso come l’ Alto dei Cieli, in cui gli Elohim si adoperavano nella definizione dell’uomo-tipo, l’ Adam; questo posto, potrebbe anche essere visto come un laboratorio , completo di modellino in scala ridotta (il giardino) per la messa a punto circa la “realizzazione” del soggetto ideale da liberare sul pianeta al raggiungimento del tipo ottenuto secondo criteri che vedevano la fusione di componenti genetici, in un unico individuo, di un mix possibile tra gli Homo e più specie superiori, anche molto differenti tra loro; lo scopo di questo progetto doveva servire ad osservarne l’evoluzione , una volta “abbandonato formalmente” al suo decorso. La realtà dei fatti in relazione all’idea mitologica e tradizionalmente diffusa del Paradiso Terrestre, pertanto, delude profondamente le aspettative umane in quanto luogo colmo di abbondanza e benevolenza, in cui i primi uomini furono privilegiati sotto l’ala protettiva di un Dio pieno di amore per loro. Seguendo le traduzioni del Prof. Biglino, la definizione tradizionale di Paradiso Terrestre non dà per niente conto della sua reale natura e deriva da una successione di termini e di significati che sono così riassunti:

• KHARSHAG o EDIN/E.DIN (sumeroaccadico): luogo protetto posto in alto o casa dei signori, casa dei giusti.
• [beeden gan] (ebraico): giardino recintato e protetto posto in [eden]. Il termine [gan] deriva dalla radice [ganan] che significa appunto «recintare». Il vocabolo [eden] rimanda alla radice [adhan] che porta con sé il concetto della gioia di una vita felice: la vita che la coppia conduceva in compagnia degli Elohim.
• Pairidaeza (iranico): il termine avestico della religione zoroastriana (la cui origine è localizzabile proprio nel territorio dell’[eden]) significa luogo recintato.
• Paradeisos, paradeisos (greco): termine usato dallo storico ateniese Senofonte (425-355 a.C. circa) per definire i giardini recintati e protetti dei governanti persiani.
• Paradisum (latino): da cui deriva l’italiano paradiso.
Da qui il concetto un luogo chiuso, separato dal resto del mondo, controllato e delimitato.


Adamo ed Eva
Di Adamo esistono molte versioni, della sua altezza, della sua forma, di come venne costituito, di come fu creata Eva, se Adamo fosse inizialmente androgino o formato dai due sessi congiuntamente separati, in seguito, formando il maschio e la femmina o, ancora, che Eva nacque a volte dalla costola di Adamo, a volte da una coda pre esistente che, per bellezza, gli fu levata e così via. Questo potrebbe anche voler testimoniare diversi tentativi di intervento sul “junk” DNA (lo definisco scherzosamente) prima di stabilire l’aspetto definitivo dell’uomo. Inoltre, pare che questo non fosse il primo intervento sull’umanità, che ve ne furono di precedenti ma che, riguardo la nostra evoluzione, la storica coppia colmerebbe quel famoso dilemma formalmente newtoniano dell’anello mancante di cui tanto la scienza è andata interrogandosi senza fornire risposta. Appare evidente che si tratti di una “fanfaluca” che da sola non sta più in piedi, considerato che ormai siamo giunti agli albori della meccanica quantistica e che gli orizzonti si sono aperti alle esplorazioni dello spazio profondo, non tanto per compiere delle gite fuori porta ma per la ricerca di altre forme di vita.
Quindi, di cosa discutiamo? Del fatto che il Paradiso Terrestre non fosse un luogo archetipico e immaginario, ideale e contemplato nella fantasia condivisa attraverso le profonde pieghe della psiche umana di tutto il mondo, bensì una vera e propria base terrestre con tanto di laboratorio in cui effettuare tentativi volti a delineare una razza umana da dirigere in termini evolutivi e, in seguito, formare prima di essere liberata al proprio decorso sul pianeta, secondo il rispetto del proprio decorso evolutivo una volta inoculato tutto ciò che fu contemplato, limitandosi a gestirla e monitorarla attraverso il ciclo di vita.

Il Peccato Originale
« Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. » (Genesi 2,9)
« E Dio impose all’uomo anche questo comando: «Di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai certamente dovrai morire». » (Genesi 2,16)

Perchè un Dio che da libero arbitrio alla sua unica coppia di figli in quanto a vita e totalità sul territorio paradisiaco, debba metterci un albero come puntello, invogliando subdolamente i due malcapitati a commettere l’errore, il Peccato Originale?
E perchè poi sull’albero c’è il Serpente Tentatore, il più astuto di tutti gli animali del creato, che induce Eva a pensare che non sarebbe accaduto nulla di ciò che gli era stato preannunciato? Voi creereste un figlio tenendo alla sua vita, lasciando sul tavolo della cucina uno specchio con tre strisce di cocaina e, facendogli notare l’esistenza di quello specchio, gli direste ” gira per tutta la casa, fai ciò che vuoi e ti piace ma ricordati di non toccare quell’oggetto” ?


Il Peccato Originale potrebbe rientrare, pertanto, nell’ottica di un “test” la cui risposta non avrebbe (o avrebbe?) variato le sorti a schema evolutivo della specie; servì, probabilmente, per misurare la modalità in cui si muove l’uomo quando crede di agire inosservato e, quindi, a definire anche il tipo di elemento ottenuto. Dalla risposta rilevata, presumibilmente, si poté escluderlo da una certa categoria e collocarlo in un determinato percorsoin quanto essere difettoso, che prevede il suo contenimento attraverso il ciclo di vita e la gestione dei componenti che lo costituiscono, pertanto la mortalità individuale e il recupero di parti che non muoiono e che devono, tuttavia, essere rigenerate prima del loro riutilizzo in altri cicli; comunque, questo progetto non tende a risvolti illuminanti nello schema delle cose avendo constatato nei millenni che oltre questi balzi tutto il resto è andato avanti con difficoltà e lentezza risultando, sostanzialmente, più un peso che altro. Balza chiaro che di tutt’altro si parli, tranne che di amore e benevolenza; la sola cosa che si potrebbe considerare è, al limite, l’indice di interesse e di gradimento del progetto da parte di Yahweh e dei creatori, che sicuramente osservano l’evolversi della situazione senza intervenire, come è giusto ai fini del detto studio. Tuttavia, questo interesse (sperando che ci sia) potrebbe essere volto al voler constatare il risultato raggiungibile dal mix, consapevolmente difettoso o in contrasto tra i vari componenti, delle caratteristiche di queste super razze contenute all’interno di un essere semplice, per comprendere come opera e si muove all’interno di un piccolo pianeta quale è la Terra, altro “laboratorio” più esteso ma limitato ai precisi confini spazio-temporali. Per mera curiosità che gli esseri umani dovrebbero considerare davvero come grazia ricevuta da Dio!

In “soldoni e a grandi spanne” vorrei illustrare in maniera basilare l’errore primordiale che, appositamente, è stato voluto dai creatori allo scopo di testare il livello di intelligenza prima che l’uomo-tipo coltivasse e altre esperienze e, pertanto, ad uno stato neutro di elaborazione delle sue capacità:
Trappola (il Paradiso Terrestre)Topo (Adamo ed Eva, la coppia)Formaggio (il Proibito, l’albero della conoscenza del bene e del male)Morte (quindi ‘vivere da mortale’, la punizione ultima).

La morte non è una punizione, ma una modalità di gestione di un essere da contenere e monitorare, “guadagnata” non appena questi dimostrò di essere di tipo “X” piuttosto che di tipo “y”. In pratica, la razza che ha dato il “la” a quello che l’uomo è oggi, è un progetto che fu creato in un luogo definito e concreto, definito come lo si intende comunemente, col termine di Paradiso Terrestre; come tutti i progetti a schema evolutivo, è stato avviato e poi, abbandonato a sé stesso per studiarne gli sviluppi. Senza considerare il fatto che, per tutti i progetti esiste, come in tutte le cose, un indice di interesse e gradimento; quando uno di questi fattori decadrà, il progetto diverrà superfluo e lo stesso spazio da lui potrà essere recuperato per uno nuovo. E’ già avvenuto con altre forme di vita , con tentativi di cui qualcosa, ancora, si riesce a ricostruire, perché dovremmo pensare che non capiti proprio a questo uomo visto e considerato che il pianeta sta dando segnali di concreta sofferenza? Figuriamoci se i creatori di un progetto che ritengono che ciò non serve più agli occhi del grande disegno e del Tutto possano provare un sentimento diverso da quello che si prova quando bisogna cancellare un software. Se Adamo risultò così imperfetto, perché creato imperfetto, partendo anche solo dal fatto che un individuo necessita del suo complementare per procreare figli che, poi, sarebbero stati tutti costretti alla morte e alla sofferenza qualcosa, evidentemente, non torna o, meglio, non ci siamo.

Altro punto che sconvolge completamente la visione delle cose è che la figura del “Serpente” non viene a caratterizzarsi, pertanto, come nemico di Dio essendo da lui creato ma, piuttosto, alleato, utile elemento collaboratore nel progetto con uno scopo predefinito. E’ vero che le scritture riferiscono un momento di ira in cui Yahweh dice al serpente che è un tentatore e che sarà per questo costretto a strisciare per l’eternità e sarà nemico della donna, e che la prole della donna e la prole del serpente a loro volta saranno nemici, ma ciò sembra ‘inscenato’ davanti agli occhi della, terrorizzata, coppia di uomini; altrimenti, come avrebbero giustificato la questione ai due, dovendoli liberare alla loro vita?


Ubicazione
Secondo lo studioso David Rohl, le sorgenti si trovano nella grande area montuosa posta immediatamente a ovest del mar Caspio, nei pressi dei laghi Urmia e Van (Armenia-Kurdistan). La localizzazione ipotizzata tra le migliori è Tabriz (Iran): la valle dell’Adji Chay, in persiano Meidan, significa «luogo recintato da mura». Le terre di Kush e havilah, citate dalla Bibbia come bagnate dal Gihon e dal Pison, corrispondono all’attuale Azerbaijan e sui vicini monti dell’Iran settentrionale, nella provincia di Anguran. A nord della città di Tabriz si erge una catena montuosa il cui nome iranico è Kusheh Dag, ossia proprio «montagna di Kush». Havilah viene descritta in Genesi come ricca di oro e Rohl evidenzia che tutta quella regione presenta notevoli ricchezze minerarie: esisteva una miniera d’oro di epoca sassanide (III-VII sec. d.C.) nei pressi del villaggio di Zarshuyan e, anche ad Ardabil si è estratto oro; pertanto, questi sono i territori citati dalla Bibbia. Il fiume che attraversa l’[eden] si interra nei presso il lago Urmia e risfocia formando le sorgenti dei quattro fiumi, due nel mar Caspio (Gihon e Pison) e due nel Golfo Persico (Tigri ed Eufrate).

Dall’[eden] Caino viene esiliato nella terra di Nod (Gen 4,13 e segg.), i cui antichi toponimi si trovano proprio a oriente del territorio identificato come probabile sede dell’[eden] biblico. Ci sono molti centri abitati che ancora oggi si chiamano Noqdi o Noadi che significano rispettivamente «appartenente a Noqd e a Noad». I cherubini posti a guardia del giardino con le fiamme celesti, sono in qualche modo richiamati nella località di Keruhabad, la «residenza dei kheru», che si trova anch’essa a oriente della medesima zona. Dal momento che il termine “kheru” identificava una tribù molto bellicosa, anche secondo quanto si ricava da questo toponimo, i cherubini sarebbero stati una sorta di guardiani del territorio residenti a est dell’[eden].

Come si vede, tutta la successione dei termini utilizzati nelle varie culture rimanda sempre e comunque all’idea di un luogo chiuso, confinato tra corsi d’acqua, difeso e invalicabile, protetto da intrusioni esterne. Secondo la la parashah di Bereshit (בראשית in ebraico), vediamo dove è possibile individuare il Giardino dell’Eden:

8 Il Signore Iddio piantò un giardino in Eden, all’Oriente, e vi collocò l’uomo ch’egli avea formato.
9 Il Signore Iddio fece spuntare dal terreno ogni albero amabile a vedersi, e buono a mangiarsi. Eravi pure in mezzo al giardino l’albero della vita, e l’albero del discernere il bene ed il male.
10 Un fiume usciva di Eden, ad adacquare il giardino; e di là dividevasi, e formava quattro capi.
11 Il nome dell’uno è Pisciòn; è quello che gira per tutto il paese di Hhavilà, dove è l’oro.
12 L’oro di quel paese è ottimo. Ivi è pure la perla, e la pietra onice.
13 Il nome del secondo fiume è Ghihhòn: è quello che gira per tutt’il paese di Cush.
14 Il nome del terzo fiume è Hhiddèkel [Tigri]: è quello che scorre all’oriente dell’Assiria. Il quarto fiume poi è l’Eufrate.

Con ogni probabilità l’espressione ebraica richiama nel suo complesso l’idea di un luogo in cui la coppia Adamo ed Eva (c’è chi ipotizza gruppi di maschio/femmina) viveva a contatto con gli Elohim che provvedevano a nutrirli e curarli; i due erano dunque liberi dalle ristrettezze proprie della vita normale condotta da chi abitava appunto fuori da quel giardino.

Adamo ed Eva furono dunque introdotti in quel luogo speciale (Gen 2,15):

«Poi Yahweh prese l’adam e lo pose in gan-eden…»

Nel Giardino dell’Eden, Adamo venne dapprima collocato, fu creata Eva ovvero un individuo B complementare , stabilito che questa specie dovesse funzionare attraverso una differenziazione di sesso che li rendesse necessari l’uno all’altra per la procreazione e, dopo di che, venne studiato il loro comportamento sociale, vennero formati ed istruiti con le basi necessarie al raggiungimento del livello idoneo atto alla sopravvivenza secondo l’utilizzo delle facoltà introdotte e, inoltre, completata in loro la capacità di applicare un criterio di distinzione di ciò che fosse “bene” da ciò che fosse “male” secondo il libero arbitrio, meglio definito come la capacità di elaborare e amministrare bianco o nero secondo una propria intelligenza.



Creazione ed Evoluzione, l’una non esclude l’altra
Nonostante il costante tentativo di far passare questo o quel resto di scheletro preistorico per il rassicurante anello di congiunzione fra la scimmia e l’uomo, non esiste a tutt’oggi alcuna concreta testimonianza fossile che avvalori il passaggio dai primati all’Homo Erectus e ancor più all’Homo di Neanderthal, cioè dal progenitore primate a quell’ominide bipede che usa esclusivamente la postura eretta, usa il fuoco, si ripara nelle grotte e ha comportamenti sociali via via più complessi. L’Homo di Neanderthal è resistente al rigido clima delle glaciazioni, esteticamente le differenze con i precedenti ominidi sono nette: pelle bianca, capelli probabilmente rossi secondo le ultime ricostruzioni, volto umano simile al nostro. E’ inoltre il primo ad avere un concetto assimilabile “all’aldilà” e a lui si fanno risalire i primi rudimentali strumenti musicali e alcuni utensili in pietra.

Tracce concrete di ciò si troverebbero nei reperti archeologici e nei cambiamenti delle abitudini degli uomini primitivi, dal Paleolitico al Neolitico, passando dal nomadismo allo stanziamento fisso, dalla raccolta alla coltivazione intelligente, alle modalità adoperate per la caccia, all’allevamento di animali e al loro addestramento. Il modo in cui venivano lavorati gli strumenti di cui si servirono fu trasmesso, anche in modo indiretto ma pur sempre efficace, a riprova di interventi, scaglionati nel tempo sulla sua evoluzione. Bagliori di evoluzione affiorano, prima che altrove, attorno al territorio edenico; intorno alla metà dell’VIII millennio a. C., risale la “domesticazione di cereali (soprattutto il Triticum Dicoccum) e di leguminose, in una vasta area compresa tra l’Anatolia orientale (dove si trova anche l’imponente Göbekli Tepe), l’Iraq settentrionale, la Palestina e l’Iran occidentale. Nel Neolitico cambiano inoltre i rapporti sociali oltre che il passaggio dal nomadismo alla sedentarietà. Si sviluppano recinzioni, concetto non da poco conto. Per quanto riguarda i primi animali domestici, la pecora sembra attestata già nel 9000 a. C., il maiale agli inizi del VII millennio, il bue sembra invece presente alla metà del VII millennio, in Tessaglia. Quindi gli interventi relativi a queste forme di sviluppo furono inoculate o trasmesse, presumibilmente, in un arco temporale adiacente ai risalimenti elencati.
Tra il VII e il VI millennio le stesse innovazioni compaiono nell’Africa settentrionale e iniziano a diffondersi nel continente europeo. Nell’Asia sudorientale, la coltivazione del riso compare, in un’areale compreso tra la Cina e la Thailandia, nel IV millennio a. C.; scavi condotti nella seconda metà del sec. XX hanno inoltre permesso di datare la comparsa del maiale domestico e le prime opere di irrigazione in Nuova Guinea allo stesso periodo. Nel Nuovo Mondo il passaggio a un’economia di produzione sembra compiersi, in alcune aree del Messico e del Perú, tra il VII e il IV millennio a. C. . La presenza di evoluzione in zone differenti del pianeta è data, inoltre, da una corrispondenza particolare presente nelle scritture e in altre testimonianze archeologiche pervenute, di uomini che si spostano su macchine volanti dei quali non si riesce mai a fornire una spiegazione sufficientemente valida. Ma ritenendo che, a quei tempi, la specie umana venisse gestita/monitorata in aree diverse del pianeta, vi erano “uomini “ molto simili ai Sapiens Sapiens che, per praticità, si servivano di questi mezzi per dati motivi.

Un indizio che ricollega la vicinanza del sito del Paradiso Terrestre all’ evoluzione, sono le prime attestazioni di culture neolitiche presente nel Medio Oriente, con il Neolitico preceramico di Gerico, intorno alla metà del X millennio a.C. (circa 9500 a.C.), derivato dalla mesolitica cultura natufiana che, nelle stesse regioni, aveva ampiamente utilizzato i cereali selvatici a partire dalla metà del XIII millennio a.C. (12500 a.C. circa), sviluppando uno stile di vita sedentario. All’inizio dell’XI millennio a.C., il progressivo utilizzo di vere e proprie pratiche agricole è stato collegato ad un “improvviso” brusco raffreddamento climatico (Younger Dryas) che si ebbe nel periodo tra il 10.800 e il 9.500 a.C. e che sembra aver determinato una diminuzione delle precipitazioni nell’area (casualità?). Nella seconda metà del X millennio a.C. le popolazioni che praticavano l’agricoltura si diffusero in Asia Minore, in Africa settentrionale e nel nord della Mesopotamia. In questo periodo venivano coltivate poche piante, sia varietà selvatiche che domesticate (piccolo farro, miglio, spelta) e si allevavano cani, pecore e capre. Entro la fine del IX millennio a.C. si diffusero anche i buoi e i maiali, gli insediamenti stabili o stagionali e l’utilizzo della ceramica.



Göbekli Tepe. Breve accenno
Credo che il territorio dell’Anatolia (in turco Anadolu, derivante dal greco: ἀνατολή: sorgere del sole), soprattutto nel periodo Neolitico, fosse stato un sito molto importante per il monitoraggio delle forme di organizzazione sociale dei primi umani. Insediamenti neolitici si trovano a Çatal Hüyük, Cayönü, Nevalı Çori, Hacilar, Göbekli Tepe e Mersin. Lo stesso insediamento di Troia risale al Neolitico, e continua fino all’età del ferro.

Agli scavi di Göbekli Tepe, iniziati nel 1995 e condotti da Klaus Schmidt, sono stati fatti test al radiocarbonio e si è rilevato che la struttura risale ad almeno 11600 anni fa, antecedente cioè alle zigurrat Babilonesi e alle Piramidi. Oltre alle strutture megalitiche, sono state scoperte figure e sculture, alcune raffiguranti animali di pre natura storica come i dinosauri e altri animali selvatici. Gli enormi monoliti svettanti del peso di 25 tonnellate a forma di “T”, alti 7 mt (anche se vi è prova di uno alto 9mt ), paiono indicare il cuore di ciò che si percepisce come l’origine della civiltà. Probabilmente, questo sito , strutturato a cerchi concentrici, l’uno dentro l’altro (che vanno dai 7 ai 30 mt di diametro), svolgeva una funzione nevralgica dei nuovi uomini, i quali vi si recavano in pellegrinaggio. Un imponente luogo formale, visibile da molto lontano, dove si potrebbero congetturare “incontri” ed “interazioni” con i rappresentanti dei loro creatori o con gli addetti alla loro “istruzione” ; all’interno di questa imponente maestosità, probabilmente, si svilupparono le prime forme di venerazione di coloro che, in seguito, elaborarono essere loro dei. E’ chiaro che la sua struttura non potesse essere opera umana, intendendo con questa accezione coloro che, ai tempi, apprendevano come gestire il bestiame, addestrare animali domestici o a coltivare; ritengo pertanto opportuno esortare ad abbracciare il pensiero che teoria evoluzionista e creazionista siano sempre andate di pari passo.


Conclusione
Potrebbe essere utile impegnarsi nella restituzione della verità all’umanità odierna, partendo dalle riconsiderazioni circa gli albori; sarebbe sia rischioso che utile, sotto molti aspetti. Costituirebbe, inoltre, un gesto di profonda intelligenza riportare il Paradiso Terrestre alla sua luce originaria, per meno pittoresca che sia; collocando, ad esempio, gli interventi post masoretici a “forme” che alimentano l’interpretabilità dei fatti e che, di conseguenza, si discostano dal giusto, a partire dalla figura di Dio e, di conseguenza, alla comprensione del Tutto; così la scienza smetterebbe di ricercarlo attraverso equazioni inadatte a questo scopo.

Igno-rando

Pubblicato da Ignorando

De labore solis!