La mappa di Piri Reis individua Atlantide

pubblicato il 17 luglio 2015

Piri Reis morì nel 1554. Egli lasciò dietro di sé lavori immortali ed indimenticabili servigi al mondo della civilizzazione. Quanto ne era consapevole e a cosa dovevano servire quelle mappe oltre ai privilegi ottenuti nel campo delle conquiste via mare? In questo studio verrà preso in esame l’enigma che si cela all’interno della mappa da lui stilata, formalmente, nel 1513, senza trascurare il rapporto di stretta supervisione che ebbe dallo zio Kemal Reis, grande e noto ammiraglio delle flotte ottomane che passò una vita nella pirateria, il quale però morì in una battaglia navale lasciando, involontariamente, che il nipote continuasse da solo la sua strada. La prima conferma ufficiale delle imprese di Piri Reis è un resoconto di combattimenti navali negli anni 1499-1502. L’attuale comandante in capo della flotta appartenente al Supremo Ammiraglio di tutte le Forze Navali era proprio Kemal Reis. In questa flotta Piri Reis era divenuto ufficiale di comando in uno dei vascelli. Il suo contributo nelle battaglie contro Venezia (1500-1502) fu notevole. I grandi vantaggi che l’impero ottomano acquisì con il Trattato di Venezia del 1502 furono resi possibili principalmente grazie alle coraggiose azioni di questi uomini di mare. Dopo questa data Piri Reis operò nuovamente come un ammiraglio della flotta, ma alla morte di suo zio durante una battaglia navale, fu privato improvvisamente del suo grande protettore. A causa di ragioni sconosciute, quella volta non prese parte alla battaglia. Non esistono dubbi su quanta profonda fonte di tristezza fu questa grave perdita per lui. La conoscenza acquisita sotto la tutela di Kemal Reis e l’esperienza accumulata durante la sua vita sul mare gli avevano assicurato fama e posizione solida. Tuttavia, dopo la morte di suo zio lasciò i mari aperti ed iniziò a lavorare sulla sua prima mappa mondiale, a Gallipoli. La porzione di mappa pervenuta è una parte di essa che, comunque, ha suscitato dubbi e dato luogo a molteplici teorie. Tra i più illuminanti, si possono ricordare certamente quelli di Charles Hapgood, nonché quelli di Graham Hancock in Impronte degli Dei.
Ritornando all’aneddoto della battaglia in cui lo zio perse la vita, si ha il sentore di come questo punto abbia giocato da elemento di rottura di una fase e dell’inizio di un’altra nella vita di Piri Reis; ciò mi ha acceso un lume di riflessione che vorrei mettere in evidenza riportandolo all’attenzione dei lettori, in particolare, suscitando curiosità alle menti degli studiosi predisposti alle associazioni di fatti e nozioni. In quella medesima battaglia il nipote non fu presente. Dopo la grave perdita, lasciò i mari e lavorò ad una mappa mondiale. Il discorso potrebbe apparire complottista se non fosse che i due elementi marcianti sempre uniti, quella volta non lo furono. Chi era Piri Reis o… chi guidava quest’uomo di mare? Fu casuale la morte dello zio o fu un tentativo di eliminazione di due importanti e potenti figure dei conquistatori ottomani dal quale, tuttavia, Piri riuscì a salvarsi per via, forse, di qualcuno che lo avvertì in tempo? Qual era il compito di quest’uomo che scampò alla morte?

Retaggio di una civiltà perduta?
SOGGETTO: Il mappamondo dell’ammiraglio Piri Reis
A: Professor Charles H. Hapgood,
Keene College,
Keene, New Hampshire

Egregio Professor Hapgood,
la Sua richiesta di valutazione di alcune singolari caratteristiche del mappamondo di Piri Reis del 1513; da parte di questo organo, è stata accolta.
L’ipotesi che la parte inferiore della carta rappresenti la Costa Principessa Martha della Terra della Regina Maud e la Penisola Antartica è ragionevole. A nostro avviso è l’interpretazione più logicadella carta e con tutta probabilità quella corretta. Il dettaglio geografico mostrato nella parte inferiore della carta concorda in modo straordinario con il profilo sismico effettuato sulla superficie della cappa di ghiaccio dalla Spedizione Antartica Svedese-Britannica del 1949.
Ciò sta a indicare che la linea costiera era stata rilevata prima che fosse ricoperta dalla cappa di ghiaccio. Al presente la cappa di ghiaccio in quella regione è spessa circa un chilometro e mezzo. Non sappiamo assolutamente come si possano conciliare i dati riportati sulla carta in questione con il presunto livello delle conoscenze geografiche nel 1513.

HAROLD Z. OHLMEYER
Tenente colonnello, AERONAUTICA STATUNITENSE
Comandante

Come ammise lo sconcertato Ohlmeyer nella sua lettera a Hapgood nel 1960, la carta di Piri Reis rappresenta la topografia subglaciale, il reale profilo della Terra della Regina Maud nell’Antartico al di sotto del ghiaccio. Questo profilo rimase completamente nascosto alla vista a partire dal 4000 a.C. (quando l’avanzata della calotta glaciale lo coprì), finché non fu rivelato di nuovo dalla prospezione completa della Terra della Regina Maud effettuata nel 1949 con il metodo sismico a riflessione da una spedizione scientifica britannico-svedese. Se Piri Reis fosse stato l’unico cartografo ad avere accesso a simili informazioni anomale, non sarebbe corretto attribuire una grande importanza alla sua carta. Comunque, l’ammiraglio turco non era il solo uomo a possedere cognizioni geografiche apparentemente impossibili e inspiegabili. Diversi altri cartografi erano al corrente degli stessi enigmi o segreti. È possibile che tutti questi disegnatori di carte geografiche condividessero, magari inconsapevolmente, il copioso retaggio scientifico di una civiltà scomparsa? O forse, erano in contatto con qualcuno?
La conquista delle terre, la supremazia dell’epoca e il potere politico e di governo attuali si assomigliano molto e, così, anche le strategie di messa a tacere. Al tempo, il sultano reggente era Bayezid II, figlio di Melimet II il Conquistatore. Dopo la morte di suo fratello, il Principe Jeni, nel 1495 Bayezid iniziò a regnare il paese senza rivali. Mirando a conquiste sempre maggiori, si preoccupò di rinforzare sia le milizie territoriali che le forze navali e, a questo scopo, affisse il suo vessillo alle diverse unità delle navi pirata turche. Fu in questo momento che Kemal Reis venne invitato a far parte della flotta imperiale; egli accettò, con Piri Reis e Kara Hasan come spalle principali. Probabilmente, a questa scelta egli firmò inconsapevolmente per la sua morte. Sommando la sua nota mappa, quindi, all’aneddoto della battaglia in cui lo zio perse la vita, lungi dalle semplici coincidenze, potremmo ipotizzare che Piri Reis operava sotto una qualche forma di guida la quale, probabilmente, definì in lui il veicolo perfetto per trasmettere determinate conoscenze all’umanità. Se esaminiamo la mappa, così come afferma Hapgood, si nota subito che è stata tracciata con geometria-aerea, contenente latitudini e longitudini, ed angoli retti in un tradizionale “rete”; ciò significa, con estrema probabilità che è stata copiata da una precedente mappa progettata utilizzando trigonometria sferica! Era quindi a conoscenza della sua vera circonferenza! In quell’epoca infatti alcuni studiosi (tra questi Paolo del Pozzo Toscanelli, Martin Behaim, Antonio de Marchena) ritenevano che la Terra fosse molto più piccola di come è in realtà e l’Asia veniva immaginata al di là dell’Oceano Atlantico, non molto lontana dalle isole Azzorre e dalla leggendaria isola di San Brandano (che compare anche nella mappa di Reis pur non essendo mai “ufficialmente” esistita tranne che nei racconti sulle vite dei santi e, quindi, esclusivamente come mito). Per questi aspetti la mappa di Piri Reis è un documento importantissimo, perchè contiene preziose informazioni sulle “mappe di Colombo”, una delle quali probabilmente venne disegnata da Toscanelli. In una nota, egli afferma di essersi basato anche sulle mappe di Cristoforo Colombo e questo pare confermato dalla particolare (e sbagliata) configurazione della zona dei Caraibi. Particolarmente illuminante appare una sua frase, riportata in margine al foglio e redatta in lingua turca ottomana (con caratteri quindi derivati dall’arabo).

In un passaggio in cui si parla del continente americano, letteralmente, si può leggere:

« … Amma şöyle rivayet ederler kim Cinevizden bir kâfir adına Qolōnbō derler imiş, bu yerleri ol bulmuştur … »
« … Ma si racconta che un infedele di Genova di nome Colombo abbia scoperto questi paraggi … »

(Piri Reis haritası – Piri Reìs)

In questa parte della sua mappa, infatti, quella parte del continente americano è rappresentato in modo incongruo, con una grande isola disposta lungo l’asse nord-sud, difficilmente identificabile con Cuba anche ruotando la mappa di 90 gradi in senso antiorario. Tuttavia viene da ipotizzare che non fosse il solo ad avere accesso a determinate conoscenze, ecco perché alcuni dettagli comprendenti errori sono presenti. Anche la logica dell’errore è ricollocabile, probabilmente, dal grado di rilevanza delle scoperte da attribuirgli direttamente.


L’incarico di Costantinopoli

Nel 1204, la biblioteca di Costantinopoli divenne centro di attenzione dei cavalieri della Quarta Crociata, i quali la distrussero con tutti i suoi contenuti (alcuni libri vennero anche venduti). La parte della biblioteca che fu risparmiata, in seguito, venne assorbita dalla biblioteca del Sultano ottomano, dopo che le forze musulmane di Maometto II, Sultano dei turchi ottomani, catturarono Costantinopoli alla fine dell’assedio del 1453. La mappa pergamenacea di Piri Reis è conservata nella Biblioteca del Palazzo Topkapı di Istanbul, dove fu rinvenuta nel 1929 durante i lavori di rifacimento per trasformarlo in museo: è una parte di un documento più ampio, di cui rappresenta circa un terzo (o forse la metà) dell’estensione originaria. Rappresenta una porzione dell’Oceano Atlantico oltre alle coste dell’Europa, dell’Africa e del versante orientale dell’America meridionale.

Reca una scritta che dice:

« Composta dall’umile Pīr figlio di Hajji Mehmet, noto come nipote per parte di padre di Kemāl Reʾīs – possa Dio perdonarli -, nella città di Gallipoli, nel mese del sacro Muḥarram, nell’anno 919 [dell’Egira, corrispondente al marzo-aprile 1513] »

La mappa venne probabilmente realizzata da Piri Re’ìs per essere offerta al Sultano ottomano Solimano il Magnifico nel 1517. Probabilmente, subì alcuni ritocchi minori, successivi al 1519. Essa fu redatta sulla scorta di diverse informazioni, ricavate da carte nautiche e da mappamondi precedenti, rendendo il tutto coerente. Oltre a quattro portolani portoghesi, Pīrī Reʾīs si avvalse anche della cosiddetta “mappa di Colombo” (usata cioè dal grande navigatore italiano, come attesta lo stesso Piri Re’is nella scritta autografa sulla sua Mappa), che era stata razziata dopo la cattura di sette navi spagnole al largo di Valencia.

E’ logico ritenere che a Costantinopoli Piri Reis fu incaricato di realizzare un’opera di ricognizione cartografica complessiva e che, per questo, gli fossero stati rivelati prima di altri i parametri e le coordinate del globo terrestre, avendo ampio accesso alla Biblioteca imperiale e, pertanto, non solo gli fu data la possibilità di conoscere con precisione dati custoditi gelosamente – tra cui la dimensione esatta della terra – bensì, con molta probabilità, di consultare documenti secretati per l’elaborazione delle sue mappe cartografiche ma, probabilmente e ancor più rilevante, in quella stessa sede ricevette la guida fondamentale su cosa dovesse riportare. Da chi? E’ possibile che il sultano avesse contatti con civiltà avanzate, cui lo spazio-tempo non fosse che una dimensione, seppur superiore per complessità agli uomini, percorribile in lungo e in largo? E che quella biblioteca fosse in questo senso un centro nevralgico talmente importante che per tale ragione venne distrutto in passato e poi recuperato attraverso tentativi di ripristino (tra cui la trascrizione di molti papiri su pergamena)? Quindi, cercando di rendere più resistenti le fonti che testimoniassero di Atlantide, il “continente perduto”, attraverso il lavoro che fu assegnato a Piri Reis, incaricato di lasciare una traccia non definita di una realtà che oggi si colloca, sbrigativamente, nel mito?

Considerando che la biblioteca di Costantinopoli fu in larga parte distrutta e nemmeno immaginiamo cosa precisamente potesse celare al suo interno, fu anche questo un lavoro di reintegro di fonti utili per supportare il prosieguo evolutivo dell’umanità secondo tempi prestabiliti? Furono rilevate e diligentemente cartografate altre parti del mondo a intervalli molto lontani tra loro durante quella stessa epoca, ossia, approssimativamente tra il 13.000 a.C. e il 4000 a.C? O più semplicemente “fotografate” dall’alto attraverso lo spazio–tempo?


La mappa in dettaglio

La mappa che ha realizzato Piri Reis appare oggi, avendo presente la fotografia satellitare, più chiaramente, come opera di copiatura di visioni aeree della terra (ciò fu confermato persino da valenti luminari del Novecento, riportati da Graham Hancock nel suo Impronte degli Dei, dai quali nemmeno Einstein si esimette), comprendenti parti del pianeta tra cui ciò che rimaneva sotto ai ghiacci dell’Antartide, e di altri luoghi di cui la storia rimembra solo a livello di mito o come forme di utopia filosofica. La carta rivela una conoscenza straordinaria del Sud America, e non solo della sua costa orientale, ma anche delle Ande nella parte occidentale del continente che, ovviamente, a quel tempo non erano ancora state scoperte. E’ presente correttamente il Rio delle Amazzoni che nasce tra quelle montagne inesplorate e poi prosegue il suo corso verso est.
Compilata in base a oltre venti documenti sorgente risalenti a epoche diverse, la carta di Piri Reis rappresenta il Rio delle Amazzoni non una, ma due volte (con tutta probabilità a causa di un’involontaria sovrapposizione di due delle fonti utilizzate dall’ammiraglio turco). La prima volta il corso del Rio delle Amazzoni è rappresentato fino alla foce del fiume Para, ma l’importante Isola di Marajó non compare. Secondo Hapgood, questo fatto sta a indicare che la carta sorgente principale doveva risalire a un’epoca, forse addirittura a quindicimila anni fa, quando il fiume Para era la principale o unica foce del Rio delle Amazzoni e l’isola di Marajó faceva parte della terraferma sulla riva settentrionale del fiume. La seconda rappresentazione del Rio delle Amazzoni, invece, mostra l’isola (e con dettagli di una precisione incredibile) nonostante il fatto che sia stata scoperta solo nel 1543. Ancora una volta, viene sollevata la possibilità dell’esistenza di una civiltà sconosciuta che abbia eseguito ripetuti rilevamenti e rappresentazioni cartografiche delle mutazioni della superficie terrestre nell’arco di un periodo di molte migliaia di anni, e che Piri Reis abbia utilizzato carte sorgente più o meno antiche lasciate da quella civiltà.

Né il fiume Orinoco né il suo attuale delta sono rappresentati. Invece, come ha dimostrato Hapgood, due estuari, che occupano un lungo tratto dell’entroterra (circa centocinquanta chilometri) sono raffigurati in prossimità dell’attuale alveo del fiume. La longitudine riportata sulla rete corrisponderebbe a quella dell’Orinoco, e anche la latitudine è abbastanza precisa. E possibile che questi estuari si siano riempiti, e il dèlta si sia esteso così tanto dall’epoca in cui furono realizzate le carte sorgente? Sebbene siano state scoperte solo nel 1592, le Isole Falkland compaiono nella carta del 1513 alla latitudine corretta. Forse la biblioteca di fonti antiche inglobata nella carta di Piri Reis può anche spiegare perché questa riporta in modo convincente un’isola di grandi dimensioni nell’Oceano Atlantico, a est della costa sudamericana in un punto dove oggi non esistono isole di quella sorta. E’ una pura coincidenza che quest’isola «immaginaria» risulti situata proprio sopra la dorsale media atlantica suboceanica appena a nord dell’equatore e settecento miglia a est della costa del Brasile, dove oggi si levano sopra le onde i minuscoli scogli di San Pietro e Paolo? Oppure la carta sorgente principale fu disegnata nel cuore dell’ultimo periodo glaciale (anche se sembrerebbe più logico parlare di immagini aeree procurate nello spazio-tempo), quando il livello dei mari era molto più basso rispetto a oggi, ed era possibile che una grande isola, di nome Atlantide, affiorasse in quel punto? La quale, al momento della sua scomparsa coincise con lo spostamento delle placche terrestri per causa della pressione dei mari che si innalzavano, inabissandosi, scivolando in profondità e, di conseguenza, spostando anche l’asse della terra stessa da cui nacque la “nuova” longitudine 0?


Alla longitudine 0 in corrispondenza dell’Antartide, si trova Atlantide

Prese insieme, le carte di Piri Reis, di Oronzio Fineo, di Mercator e di Buache hanno l’effetto di dare la netta, seppur sconcertante, impressione che l’Antartico possa essere stato rilevato ripetutamente nell’arco di diverse migliaia di anni mentre la cappa di ghiaccio si espandeva a poco a poco dall’interno verso l’esterno, aumentando la sua morsa col passare di ogni millennio, ma arrivando a inghiottire tutte le coste del continente australe solo a partire dal 4000 a.C. circa. Le fonti originarie delle mappe di Piri Reis e di Mercator devono perciò essere state compilate verso la fine di questo periodo, quando solo le coste dell’Antartico erano libere dai ghiacci; la fonte della carta di Oronzio Fineo, invece, sembra risalire a tempi molto più remoti, quando la cappa di ghiaccio era presente solo nella parte più interna del continente; la fonte della carta di Buache, infine, sembra collocarsi in un periodo ancora più antico (intorno all’anno 13.000 a.C) quando, probabilmente, nell’Antartico non vi era alcuna traccia di ghiaccio.

Nel Timeo di Platone si racconta di come Solone, giunto in Egitto, fosse venuto a conoscenza da alcuni sacerdoti egizi di un’antica battaglia avvenuta tra gli Atlantidei e gli antenati degli Ateniesi, che avrebbe visto vincenti i secondi. Secondo i sacerdoti, Atlantide era una monarchia assai potente, con enormi mire espansionistiche. Situata geograficamente oltre le Colonne d’Ercole (lo stretto di Gibilterra), politicamente controllava l’Africa fino all’Egitto e l’Europa fino all’Italia. Proprio nel periodo della guerra con i “pre” Ateniesi, un immenso cataclisma fece sprofondare l’isola nell’Oceano, distruggendo per sempre la civiltà di Atlantide.

« Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d’Ercole, c’era un’isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. […] In tempi posteriori […], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte […] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. »
(Platone, Timeo, Capitolo III.)

Antartide, continente che venne scoperto formalmente nel 1818, coincide inoltre incredibilmente con quanto rivela un trattato ebraico di astronomia computazionale datato al 1378-1379, apparentemente una parafrasi di una precedente opera islamica a noi ignota, alludendo al mito di Atlantide in una discussione concernente la determinazione dei punti zero per il calcolo della longitudine.

“Some say that they [the inhabited regions] begin at the beginning of the western ocean [the Atlantic] and beyond. For in the earliest times [literally: the first days] there was an island in the middle of the ocean. There were scholars there, who isolated themselves in [the pursuit of] philosophy. In their day, that was the [beginning for measuring] the longitude[s] of the inhabited world. Today, it has become [covered by the?] sea, and it is ten degrees into the sea; and they reckon the beginning of longitude from the beginning of the western sea.”
Selin, Helaine 2000, Astronomy Across Cultures: The History of Non-Western Astronomy, Kluwer Academic Publishers, Netherlands, pg 574.

Se però ci accingiamo ad approfondire in dettaglio la mappa di Piri Reis, troviamo una quantità di informazioni precise delle coste dell’Antartide, continente all’epoca ancora sconosciuto. E lo stesso dicasi per altre famose mappe, quelle di Orontius Finaeus del 1531 e di Philippe Buache del 1739. Anche queste , secondo Charles Hapgood, autore di “Mappe degli antichi re del mare – Le prove di una civiltà avanzata nell’era glaciale”, conterrebbero la rappresentazione precisa dell’Antartide prima della glaciazione. La stessa ipotesi viene sostenuta da Erich Von Däniken in “Chariots of Gods” e da Flavio Barbiero in “Una civiltà sotto ghiaccio”. La tradizione scientifica vuole che la cappa di ghiaccio dell’Antartico, nella sua attuale estensione e forma, abbia milioni di anni. A un esame più attento, questa opinione rivela un grave vizio, talmente grave che non siamo tenuti a supporre che la carta geografica disegnata dall’ammiraglio Piri Reis riproduca la Terra della Regina Maud così come appariva milioni di anni fa. La migliore documentazione recente indica che la Terra della Regina Maud e le vicine regioni mostrate sulla carta attraversarono un lungo periodo senza ghiacci che forse si concluse definitivamente solo circa seimila anni fa. Ma poiché la rappresentazione cartografica è un’attività complessa e civilizzata, ci si chiede come sia stato possibile realizzare un’impresa simile anche solo seimila anni fa, una data che precede di molto gli albori delle prime vere civiltà riconosciute dagli storici.
Piri Reis non poteva aver acquisito le informazioni necessarie su quest’ultima regione dagli esploratori contemporanei, poiché l’Antartico fu scoperto, come accennavo, soltanto nel 1818, più di trecento anni dopo che egli disegnò la carta. Le documentazioni geologiche confermano che la data ultima in cui sarebbe stato possibile rilevare e cartografare la costa della Terra della Regina Maud sgombra dai ghiacci è il 4000 a.C. . Non è possibile individuare la data prima in cui sarebbe stato possibile realizzare un’impresa del genere, ma a quanto pare il litorale della Terra della Regina Maud è rimasto in condizioni stabili, di disgelo per almeno novemila anni prima che l’avanzata della cappa di ghiaccio lo inghiottisse completamente.

La storia ufficiale non conosce alcuna civiltà che avesse la capacità o il bisogno di rilevare quella linea di costa nel periodo in questione, ossia tra il 13.000 e il 4000 a.C. . In altre parole, il vero enigma di questa carta del 1513 non è tanto il fatto che includa un continente scoperto solo nel 1818, quanto che rappresenti parte della linea costiera di quello stesso continente in condizioni di disgelo, le quali ebbero fine seimila anni fa e non si sono più ripresentate. Piri Reis, in una serie di annotazioni scritte di suo pugno sulla carta geografica stessa, dichiarò che non fu lui a effettuare i rilevamenti e i disegni cartografici originari e che il suo ruolo fu esclusivamente quello di compilatore.
[…] queste carte raffiguravano per lo più il Mediterraneo e il Mar Nero, ma ce ne erano anche di altre zone. Tra queste figuravano mappe delle Americhe, dell’Oceano Artico e di quello Antartico. Diventa chiaro che gli antichi navigatori si spinsero da un polo all’altro. Per quanto possa sembrare incredibile, questo dato indica che qualche popolo dell’antichità esplorò l’Antartico quando le sue coste erano sgombre dai ghiacci. Ed è anche chiaro che avevano uno strumento di navigazione per l’esatta determinazione delle longitudini di gran lunga superiore a tutti quelli posseduti dai popoli dei tempi antichi, medievali o moderni, fino alla seconda metà del diciottesimo secolo. Questa prova dell’esistenza di una tecnologia perduta suffragherà e darà credito alle numerose altre ipotesi formulate sull’esistenza in tempi remoti di una civiltà perduta. Gli studiosi sono riusciti a confutare la maggior parte di quelle dimostrazioni definendole nient’altro che leggende, ma abbiamo a che fare con prove che non si lasciano confutare: esigono che tutte le altre dimostrazioni proposte in passato vengano riesaminate senza idee preconcette.
(lettera ad Albert Einstein del 1953 da Charles Hapgood, insegnante di Storia della Scienza presso il Keene College, New Hampshire)

Fu solo nell’ottavo decennio del Settecento, con la diffusione dei cronometri di Harrison, che permise ai cartografi di fissare con accuratezza la longitudine, una cosa che si ritiene fossero incapaci di fare i sumeri, gli egizi, gli antichi greci e romani, e tutte le altre civiltà note esistite prima del diciottesimo secolo. Perciò sorprende e sconcerta imbattersi in carte geografiche molto, molto più antiche che riportano le latitudini e le longitudini con precisione moderna. Prima di questa invenzione importantissima fatta nel diciottesimo secolo, i cartografi e i navigatori non erano assolutamente in grado di stabilire con precisione la longitudine.

Einstein affermò:
Ricevo spesso comunicazioni da persone desiderose di consultarmi in merito a loro idee non ancora divulgate [osservava Einstein]. È superfluo aggiungere che idee del genere sono ben di rado dotate di validità scientifica. Pure, la primissima comunicazione che mi pervenne da Charles H. Hapgood ebbe il potere di elettrizzarmi. La sua è un’idea originale, di grande semplicità e (ammesso che continui a essere suffragata da prove) estremamente importante per tutto ciò che si ricollega alla storia della superficie terrestre.


Conclusione

Quindi, la teoria che concluderebbe l’enigma della carta di Piri Reis è che “quando Atlantide, per opera di Poseidone, sprofondò nell’oceano”, la grande pressione generata dalle acque che si alzavano spinse verso l’esterno, ad allontanarsi, le placche della crosta dell’ America del Sud (da cui si alzarono le Ande) e dell’intorno, coinvolgendo l’assestamento dell’Africa. La Terra della Regina Maud è ciò che resta del continente perduto.

Inoltre, lo sprofondamento di Atlantide negli abissi creò, tramite la violenza delle acque che si innalzavano, un movimento del globo anomalo, inclinando tramite reazione al moto generato, questo fenomeno a sud. Ed ecco che il trattato ebraico di astronomia computazionale di cui sopra fissa con certezza, in quel punto, la longitudine 0, essendosi definito con certezza l’estremo sud del pianeta sia in relazione a sé stesso che allo spazio intorno, ovvero un parametro di riferimento sostanziale. L’innalzarsi delle acque fece sparire molte delle terre di cui si parla in forme mitiche.

Probabilmente ciò viene registrato attraverso l’ancoramento della Luna alla Terra, la quale stabilizzò i poli entro cui si è fissato l’asse terrestre. Di questo, la Teoria dell’Universo di Ghiaccio di Hörbiger, era sicuramente l’unica che spiegasse in modo sufficientemente scientifico i corsi ed i ricorsi storico/catastrofici sul pianeta Terra, compreso l’ultimo diluvio universale.
Se vogliamo concordare con i geologi ortodossi accettando che sono veramente trascorsi milioni di anni dall’ultimo periodo in cui l’Antartico è stato interamente libero dai ghiacci, allora tutti i dati sull’evoluzione umana, accumulati diligentemente da scienziati illustri da Darwin in poi, sono assolutamente sbagliati. In più Himmler era personalmente convinto che la razza “ariana” non si fosse evoluta come le altre razze inferiori secondo le teorie di Darwin, ma derivava da un popolo semi-divino (i Tùatha Dé Danann) disceso dal cielo e che si era stabilito in Atlantide. Tuttavia, le cose non tornano quando, dai i reperti fossili, si dimostra più che chiaramente che milioni di anni fa esistevano solo gli antenati non evoluti dell’umanità: ominidi dalla fronte bassa con camminata da gorilla, del tutto incapaci di eseguire compiti intellettuali complessi, per non parlare proprio di disegni cartografici. Perciò, da quali conoscenze effettive risalirebbero quelle in possesso da Piri Reis e della sua mappa, nonostante le dichiarazioni formalmente rilasciate alla storia? Da popoli avanzati, esenti dallo spazio-tempo della terra.

Inoltre, la Terra della Regina Maud ha tutte le probabilità per essere la parte di terra rimasta più identificabile, sotto i ghiacci dell’Antartico, di ciò che fu Atlantide la quale, come Platone descriveva, era estesa come Asia e Libia, insieme.

Dopo la scoperta, le numerose note sulla mappa vennero tradotte nel 1935 – per esplicita volontà di Atatürk – da Bay Hasan Fehmi e Yusuf Akcura, per conto della Società storica turca (Turk tarihi kurumu). I due curatori allegarono l’integrale trascrizione delle legende della Carta di Piri Reis (Piri Reis Haritasi), presenti in margine all’originale, in lingua turca moderna, tedesco, francese, inglese e italiano. La Carta è stata nuovamente riprodotta nel 1966, anche in seguito all’approfondito studio di Ayşe Afetinan che, nel 1954, parlò dell’opera nel lavoro The oldest map of America.

Igno-Rando

Pubblicato da Ignorando

De labore solis!